Trasformare o rifinire la pelle con il laser
La lavorazione della pelle con il laser galvanometrico è un processo molto usato già da diversi anni e scelto dai più famosi brand di moda per creare scarpe, borse e accessori.
Si utilizza il laser per molte applicazioni, ad esempio il soletto (parte interna alla suola delle scarpe da donna). Il laser è ideale per effettuare gli scavi in cui vengono inserite le “linguette” della tomaia, una delle fasi di montatura della parte superiore della scarpa. Le tomaie sono la parte superiore della scarpa che definiscono lo stile e la ricercatezza. Il laser è utilizzato per effettuare tagli, micro perforazioni o disegni (marcature), sia su tomaie da donna che da uomo. Per le borse, la lavorazione laser si applica principalmente a pannelli, pattine, e molto altro: dagli accessori ai giubbotti o all’abbigliamento in genere, tutto può essere realizzato e personalizzato in maniera unica grazie al laser.
Il taglio laser “puzza”?
Sì, effettuare il taglio laser sulla pelle (vitello, ovino, cavallino, ecc.) lascia un residuo di cattivo odore che persiste sul pezzo tagliato. Questo si verifica con tutti i laser, perché il taglio, la marcatura ed altri processi avvengono tramite trasferimento di calore (il laser è una fonte di luce infrarossa, quindi una forma di calore che si trasferisce al materiale in modalità variabile a seconda che sia taglio, marcatura o altro).
Quando il laser taglia crea cattivo odore, ma da tempo sono state trovate soluzioni e sistemi che permettono di ridurlo fortemente o addirittura eliminarlo. Quindi il concetto per cui la pelle lavorata con il laser “puzza” è ampiamente superato. Alcune applicazioni sul prodotto finito possono prevedere la stesura di una pellicola adesiva superficiale prima della lavorazione, altre prevedono l’uso di sabbiatrici o lavatrici industriali a secco. Ognuno trova la soluzione più adatta, ma sono tutte efficienti; anche un semplice sgrassatore può assolvere a questa funzione. In altri casi la lavorazione laser viene effettuata prima della rifinitura della pelle, che viene poi ritrattata in bottale (macchina utilizzata in conceria per colorare o rifinire la pelle); quindi successivamente non presenterà alcun odore sgradevole.
Negli anni abbiamo sentito parlare di “laser ad acqua o laser freddo“: sono tutte informazioni errate, date da alcuni trasformatori del pellame per evitare di svelare le tecniche di pulizia a eventuali propri concorrenti e clienti. Il “laser ad acqua” non esiste (e non esisterà mai), alcuni lo identificano erroneamente con il taglio a waterjet (taglio tramite acqua a pressione elevatissima), ma quest’ultimo non è proprio indicato per la pelle. Oltre ad essere molto lento rispetto alle macchine laser galvanometriche, il waterjet ha due punti deboli che non ne favoriscono l’utilizzo per questo settore: uno è che l’acqua bagna la pelle, l’altro è che bisogna smaltire l’acqua di taglio e questo genera un aumento dei costi di produzione, di conseguenza il prezzo per il prodotto finito risulta troppo alto.
Tipi di disegni che si possono realizzare con il laser
I nostri sistemi laser che hanno a bordo macchina il sistema Corel Draw possono lavorare con formati di file vettoriali (DXF, AI, PLT, ecc.) e raster (bmp, jpg, ecc.), ma anche con una combinazione dei due: è possibile ad esempio lavorare un raster e un vettoriale insieme processandoli nello stesso momento.
Il raster è la modalità più utilizzata per la marcatura, cioè l’abrasione superficiale della pelle e/o la marcatura più profonda per creare bassorilievi. La fase di marcatura laser ha aspetti simili a quelli della marcatura digitale, sebbene il laser non colori, ma “tolga” materiale. Si può rimuovere il colore superficiale e far riaffiorare il colore originario della pelle oppure fare una “scoloritura” del colore originario; se invece si utilizza più potenza, si può scavare la pelle anche con effetti tridimensionali. Ovviamente rispetto alla stampa digitale il laser non può colorare, ma ha due vantaggi insuperabili rispetto alla stampa: il primo è che il laser non può scolorire o essere rimosso per via di un graffio ed è permanente, il secondo è che il laser non inquina. Il residuo della lavorazione è solamente un po’ di fumo (che deve essere aspirato e filtrato) mentre per la stampa digitale abbiamo l’impiego di colori e solventi che poi vanno smaltiti.
Quanta potenza serve per lavorare la pelle
Tutti i laser CO2 di qualsiasi potenza possono lavorare la pelle, ma avere più potenza vuol dire tagliare e marcare più velocemente e quindi bruciare di meno e minor rischio di rovinare il materiale.
Per ottimizzare i processi consigliamo di scegliere la taglia di potenza più adatta alle proprie esigenze. Una buona base di partenza è il nostro RF555, con potenza di 500 Watt, per arrivare all’RF1222 con potenza di 1200 Watt, consigliata prevalentemente in processi di taglio di spessori elevati.
Per lavorare la pelle con il laser si usano macchine piane o galvanometriche?
Nell’immaginario collettivo siamo abituati a vedere impiegate macchine laser come i plotter con movimento meccanico sugli assi x-y, in quanto molto economici e comunque molto meno produttive delle macchine galvanometriche. Queste ultime le uniche indicate per questo tipo di materiale, in quanto la loro velocità è generalmente 10 volte superiore a quelle controllate da assi meccanici.
Ma cosa vuol dire galvanometrico? Abbiamo già pubblicato un articolo dedicato al galvanometro a magnete mobile.
In pratica, il fascio laser viene “deviato” da due specchi che si muovono ad altissima velocità; sono quindi totalmente assenti motori o parti meccaniche in movimento. Il movimento degli specchi viene comandato dal CN (controllo numerico) della macchina, che trasforma le informazioni (disegni) che sono state realizzate su Corel Draw (uno dei programmi di grafica più conosciuti al mondo) in coordinate x-y da trasferire a 2 motori elettrici, che si chiamano appunto galvanometrici.
Ad un terzo galvanometro completo di ottiche di focalizzazione dinamica e a campo variabile è assegnata la funzione di rendere la marcatura uniforme sull’area di lavoro e di consentire marcature differenziate a seconda di eventuali diversi spessori.